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sabato 3 dicembre 2016

Circa l'educazione sessuale della gioventù

Per la rubrica "Pillole di teologia Morale" riporto un brano tratto dal "Trattato di Teologia Morale" del Cardinale Pietro Palazzini (1912 - 2000).

Educazione e iniziazione sessuale.

Il problema è proposto in maniera formale nel secolo XVIII: È utile o dannoso rivelare ai giovani i misteri della vita ed iniziarli alla vita sessuale?
Le risposte sono state diverse, ne è facile sistemarle tutte in schemi ben definiti. Non si può non tener conto, nel giudizio, delle differenze talvolta assai notevoli, che distinguono un autore dall'altro nella linea di una stessa tesi o identico indirizzo, ed accade anche di trovarsi nel campo cattolico di fronte ad opinioni solo in apparenza contrarie.
A voler classificare le varie opinioni grosso modo oggi, si potrebbe essere indotti a dire che si nota un senso di fiducia per il metodo dell'iniziazione sessuale.
Però tra coloro i quali si dimostrano favorevoli alla rivelazione dei misteri della vita, alcuni parlano di una rivelazione completa, simultanea, tecnica, che non si limiti all'esposizione del processo della generazione, ma si estenda altresì alla descrizione dei peccati, delle perversioni sessuali e delle malattie, ne rifuggono da un'iniziazione collettiva, nelle stesse pubbliche scuole; altri, ancor più audaci, ascrivono a fobia o a causa di fobie la fuga dei pericoli, mentre ritengono che una maggiore libertà renda più sereno e più forte lo spirito; altri invece - e può dirsi tesi più cònsona ai princìpi cattolici - parlano dell'opportunità della rivelazione dei misteri della vita, purché essa sia semplice (non tecnica), graduale, prudente e fatta singolarmente.
Inoltre nessun cattolico crede nell'efficacia esclusiva di tale illuminazione, ove questa non sia accompagnata dall'educazione della volontà e dall'aiuto della grazia.
I documenti della Chiesa, sono stati via via sempre più favorevoli a questo indirizzo; ma condizionano la rivelazione dei misteri della vita all’esame di tutte le circostanze ed all'uso di tutte le cautele suggerite dalla prudenza cristiana, e riservano tale compito a coloro che hanno da Dio l'ufficio di educare.
Ecco come si esprime il Concilio ecumenico Vaticano II; " I fanciulli... debbono ricevere, man mano che cresce la loro età, una positiva e prudente educazione sessuale ".

In armonia a tale indirizzo si suggeriscono i seguenti rilievi:

a) Causa del peccato di impurità nei giovani non è, in genere, l'ignoranza, ma sono le passioni, e queste tutt'altro che essere sedate dalla conoscenza delle cose attinenti al sesso, possono trovare in essa un iniziale appagamento (lussuria larvata) ed un forte incentivo, specie in un'età, in cui problemi della sessualità, per la stessa novità dei fenomeni, acquistano spesso un carattere paradossale e talvolta ossessionante.

b) Quando al contrario si osserva, specie in campo acattolico, che non ci si deve vergognate di cose create da Dio, si dimentica il dogma del peccato di origine, e non si riflette sulla funzione inibitrice del pudore, di cui l'ordinario riserbo intorno ai misteri della vita costituisce una delle principali espressioni.
D'altra parte la stessa natura ordinariamente illumina la mente del giovane o della fanciulla sui problemi della vita, suscitando però nel tempo stesso, il sentimento cosciente del pudore. Rompere o diminuire la forza inibitrice di tale freno nuoce naturalmente alla virtù.

c) Per questo motivo è da condannarsi il metodo della iniziazione sessuale tecnica, simultanea, collettiva, anche se limitata alla sola conoscenza dei problemi attinenti al sesso, con l'esclusione di qualsiasi esperimentazione (il che in qualche luogo non si esclude).

d) Per un motivo analogo noi non vediamo se sia veramente utile la rivelazione dei misteri della vita prima della età prossima alla pubertà, È illusorio pensare di poter anticipare tali notizie, senza suscitare nell'animo dei giovanetti curiosità morbosa e la tentazione di esperienze naturalmente coperte di mistero. D'altra parte la pubertà non esplode come un fenomeno improvviso, ma è preparata da lunga data, attraverso cicli, di cui non è ancora conosciuta pienamente la natura. Da ciò la necessità di una gradualità.
Comunque, la precocità genesiaca, se talvolta è effetto di una vera anormalità fisiologica, il più delle volte non è in relazione con la precocità dello sviluppo organico generale, ma è il prodotto della fantasia, è la provocazione volontaria e forzata dell'istinto, e costituisce perciò un fenomeno di aberrazione derivante da un'educazione mal diretta (449).

e) D'altra parte si da realmente il caso che anche prima della pubertà i ragazzi e le bambine muovano delle domande relative ai misteri della vita.
Tali domande non sono sempre legate con i vari stadi dello sviluppo psicosessuale, come qualche autore ritiene; molte volte la domanda è rivolta ingenuamente occasionata da circostanze fortuite, e, passato quel momento, non lascia traccia alcuna nell'animo del fanciullo. Altre volte invece essa costituisce una vera curiosità, che assedia la mente del ragazzo, ed è determinata dal crescente interesse che egli, specie in quella che alcuni autori chiamano la prima pubertà, ha per il proprio corpo.
In nessuno dei due casi conviene, sotto lo stesso profilo pedagogico, ricorrere alle bugie o alle favole: oltre al resto, ciò potrebbe diminuire sensibilmente la fiducia nei genitori o negli educatori, una volta che sia riconosciuto l'inganno. Nel primo caso una risposta vera, ma assai generica, sarà più che sufficiente; nel secondo caso invece conviene appagare la curiosità, ma in maniera sobria e proporzionata alla stessa età di chi domanda, con serenità ed insieme con riserbo, evitando nel proprio atteggiamento tutto ciò che, aumentando l'aria di mistero, possa accrescere, anziché sedare, la curiosità di chi interroga.

f) Può anche darsi che il giovanotto o la fanciulla, senza rivolgere tali domande, manifesti diversamente la sua curiosità e cominci già a presentare i sintomi o a dare le prove di una morbosità, forse ancora non pienamente cosciente, ma che, ove non sia dominata in tempo, potrebbe compromettere gravemente sia il fisico quanto e soprattutto lo spirito.
In tali casi può risultare l'opportunità di un ammonimento che illumini e salvi dal pericolo.
Parimenti può riconoscersi talvolta l'opportunità di una sobria e casta illuminazione, a fine di evitare timori o preoccupazioni in ordine ai fenomeni propri dello sviluppo. Come è stato già osservato, tale compito è riservato a coloro che ne hanno il mandato.

g) Da osservare inoltre che altro è rilevare i misteri della vita a chi ne è ignaro, allo scopo di premunirlo contro i pericoli, altro è ammonire con severità e castigatezza di linguaggio chi già, conoscendo tali misteri, comincia a sperperare e profanare le energie riservate da Dio alla riproduzione della specie.
Tale ammonimento si rivela soprattutto opportuno nei casi di procacità sessuale, sia essa dovuta a malsana educazione o costituisca un caso di vera anomalia.

h) II problema della rivelazione dei misteri della vita riguarda i giovani in genere, non coloro i quali si preparano prossimamente al matrimonio. In costoro l'ignoranza della vera natura dell'oggetto del consenso potrebbe, oltre al resto, compromettere la stessa validità del vincolo. È necessario che tanto lo sposo quanto la sposa, conoscendo l'oggetto dei loro diritti, ne conoscano altresì i limiti e siano pienamente consapevoli dei loro doveri. Ma oggi, tutto ciò è, nella maggioranza dei casi un problema superato.


i) Infine altro è esporre sistematicamente ai pericoli, nella vana fiducia che ciò possa servire a immunizzare contro i medesimi, altro è rifuggire da tutte quelle forme di fobia, che, anziché giovare alla virtù, la danneggiano. Il principio su cui poggia il metodo sopra denunziato è assai diverso, anche se presenti delle apparenti somiglianze, da quello su cui poggia la sana pedagogia, la quale crede all'efficacia di una naturale vaccinazione in questa materia, purché si tratti di spontanea, graduale e prudente conoscenza delle cose, che hanno attinenza col sesso, che si ha per il naturale contatto con le medesime, e purché non si prescinda dall'aiuto della grazia di Dio.