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sabato 27 novembre 2010

L'atto eroico di carità in favore delle anime del Purgatorio

La Comunione dei Santi è la partecipazione che tutti i membri della Chiesa hanno alle orazioni e buone opere gli uni degli altri. Questo dogma è il fondamento di tutti gli atti di carità che hanno per oggetto il suffragio delle anime del Purgatorio, tra cui l'atto eroico di carità. Esso consiste nell'offerta spontanea che il fedele fa alla divina Maestà, in favore delle anime del Purgatorio, di tutte le sue opere soddisfattorie durante la vita, e di tutti i suffragi che possano essergli applicati dopo morte. Si dice eroico, perché apparentemente si richiede un'abnegazione sublime per cedere a un altro, ciò che potrebbe liberarci o almeno abbreviarci le pene del Purgatorio.

Anzitutto è necessario specificare bene la natura della donazione che costituisce l'oggetto dell'atto eroico. Ogni opera buona compiuta in stato di grazia, racchiude un triplice valore: la soddisfazione, il merito e l'impetrazione. Ogni azione buona del giusto è meritoria, in quanto procede da un principio soprannaturale, ed è soddisfattoria in quanto è penosa. Orbene, ogni azione soprannaturale, fatta in stato di grazia, merita la vita eterna: e quest'azione nulla perde in bontà e dignità perché Dio si degna di accettarla in soddisfazione d'una pena meritata. Dalla qual cosa ne segue che la medesima azione può esser allo stesso tempo meritoria e soddisfattoria. Inoltre, pregando per gli altri, possiamo ottenere loro da Dio la tale o la tal altra grazia, senza che per questo perdiamo il merito e la ricompensa inerenti alla nostra preghiera, e questa sarà perciò meritoria ed impetratoria allo stesso tempo.

Ciò posto, il cristiano che fa l'atto eroico, cede alle anime del Purgatorio le sue azioni sotto questo triplice aspetto? Si priva egli forse della ricompensa alla quale ha diritto per le buone opere fatte in stato di grazia e delle grazie e dei favori particolari che, per il compimento di opere accette a Dio, attira sempre sopra se stesso? No. Il merito e la ricompensa sono beni personali e non si possono cedere ad altri. In quanto alla soddisfazione che è il pagamento di un debito e l'espiazione d'una pena, essa si può applicare ad altri, affinché gli sia contata come se fosse propria. Conviene sommamente lodare e magnificare l'immensa bontà di Dio, che ha concesso alla debolezza umana, che uno possa soddisfare per l'altro. Coloro che possiedono la grazia divina possono in nome altrui pagare ciò che a Dio si deve. Noi dunque col fare l'atto eroico diamo alle anime che soffrono non già il nostro proprio merito, né una particella qualsiasi della gloria che ci è riservata in cielo, ma solamente ciò che le nostre buone opere hanno di soddisfattorio, con i suffragi che saranno fatti per noi dopo la morte. Quindi questo atto di carità non impedisce ai sacerdoti di offrire la Santa Messa secondo l'intenzione di coloro che gli hanno dato l'offerta, come non impedisce ai fedeli di pregare per se stessi, per i loro congiunti e di compiere le loro pratiche ordinarie di pietà e di devozione. I frutti meritori ed impetratori ci rimangono e alle anime che soffrono si concede solo la parte soddisfattoria delle nostre opere.

Ma qualcuno potrebbe dire: è forse carità ben ordinata il dare da se stessi agli altri ciò che ci sarebbe tanto utile, esponendoci per amore altrui a passare molto tempo in Purgatorio lontani da Dio? Il celebre teologo De Lugo risponde che l'uomo può sacrificare al prossimo i suoi vantaggi temporali purché non gli sacrifichi mai gli eterni, e questa generosità è non solo permessa ma degna di lode. E noi aggiungiamo anche che è una cosa vantaggiosa a chi contrae il merito di esercitarla. Infatti non ci si insegna che il merito d'un' azione è proporzionato alla carità che lo produce? Orbene, colui che per la salvezza del prossimo differisce la sua propria beatitudine e la felicità di veder Dio, pratica la carità nel più alto grado; dunque l'atto eroico di carità deve aumentare considerevolmente il nostro merito e la nostra ricompensa eterna, la qual cosa è assai più preziosa che tutta la remissione delle pene temporali che si possa ottenere in questa vita. Un pio autore commenta così questo pensiero. È da notarsi che il più piccolo aumento di merito e di grazia è senza paragone, più stimabile della liberazione della più grande di tutte le pene del Purgatorio. È incomparabilmente più vantaggioso, dico, passare venti anni in Purgatorio con una maggior quantità di merito e di gloria, che lo starvi solo un giorno, se il Paradiso ha da essere perciò meno bello.

S. Ambrogio dice: Tutto quanto diamo per carità alle anime dei defunti, si cambia in merito per noi, che riceveremo cento volte duplicato dopo la nostra morte. Secondo Santa Brigida, quando liberiamo dal Purgatorio qualche anima, compiamo un'azione tanto accetta e gradita a Gesù Cristo Nostro Signore, come se egli stesso fosse il liberato, e quando sarà giunta l'ora ce ne ricompenserà pienamente. Perciò non dobbiamo temere di arrecarci del danno con questo atto di carità, anzi guadagniamo molto facendolo, perché, rinunciando da noi stessi al merito soddisfattorio, ci rendiamo degni di un particolare amore della SS. Trinità, della SS. Vergine e di tutti i Santi. Di più l'atto eroico di carità ci dà anche un diritto speciale alla protezione ed intercessione delle anime del Purgatorio. Facendolo, ci leghiamo per sempre con quelle anime che abbiamo alleviate o liberate; e chi può dire tutto ciò che faranno per noi appresso Dio, visto che per loro la gratitudine non è solo un dovere ma anche una necessità?

Quando perciò imploriamo da Dio una grazia qualsiasi non saremo soli ad implorarla; migliaia di anime, alle quali Dio nulla sa negare, la imploreranno per noi e così avremo la certezza di ottenerla. Ed è anche probabile che il nostro Purgatorio, per aver noi rinunziato ad ogni suffragio, non si accresca, poiché l'aumento di grazie, che Dio ci elargisce in vista di quest'atto, ci preserverà da molti peccati. E non sono forse i peccati veniali che condannano al Purgatorio le anime?

Si noti che l'atto eroico di carità non è un voto propriamente detto, né obbliga sotto peccato. Neppure è necessario pronunciare alcuna formula determinata: basta un atto della volontà e l'offerta fatta col cuore. E cosa ottima e salutare rinnovare sovente quest'offerta a viva voce od almeno col cuore. Quando sarà suonata per noi l'ora della ricompensa, troveremo di nuovo tutti quei suffragi, non già tali quali uscirono dalle nostre mani, ma aumentati e trasformati in godimenti ineffabili, e questi godimenti dureranno in eterno lassù, dove si fruisce gioia e ineffabile allegrezza in una vita intera d'amore e di pace.